La cardiomiopatia dilatativa (CMD) è una malattia del miocardio caratterizzata da dilatazione (ingrossamento) e disfunzione sistolica del ventricolo sinistro o di entrambi i ventricoli, in assenza di cardiopatia ischemica, malformazioni congenite, ipertensione o anomalie valvolari che possano spiegare tali alterazioni. Secondo studi condotti su campioni di popolazione, la prevalenza della CMD è pari a circa lo 0,036% e 0,400%.
Eziologia
L’eziologia della cardiomiopatia dilatativa (CMD) è molto eterogenea e comprende cause ereditarie (genetiche/familiari) e acquisite:
Cause genetiche
Si trasmette prevalentemente in modo autosomico dominante.
Fino al 50% dei casi può avere natura familiare.
I principali geni coinvolti sono: TTN, LMNA, FLNC, BAG3, DSP, RBM20, MYH7, SCN5A.
Può essere associata ad aritmie, anomalie della conduzione o un fenotipo sovrapposto (ad esempio con segni di cardiomiopatia aritmogena).
Cause infiammatorie (post-miocardite)
Spesso secondarie a infezioni virali (parvovirus B19, HHV-6, adenovirus, enterovirus).
Possono essere autoimmuni, associate a patologie come il lupus eritematoso sistemico, la sarcoidosi, l’artrite reumatoide, ecc.
Esposizioni tossiche
L’alcol ha una tossicità miocardica diretta, soprattutto a dosi elevate e in caso di uso prolungato.
Chemioterapia: antracicline (doxorubicina), trastuzumab, inibitori dei checkpoint immunitari.
Cocaina e anfetamine provocano vasospasmo e danno miocardico diretto.
Disturbi metabolici
Carenza di tiamina, carnitina, selenio, zinco e rame.
Malattie da accumulo: emocromatosi, malattia di Fabry, amiloidosi.
Tachiaritmie
Fibrillazione atriale prolungata non trattata, tachicardia atriale o ventricolare, tachicardia parossistica.
Può essere reversibile con il controllo della frequenza o del ritmo cardiaco.
Cardiomiopatia peripartum
Si manifesta negli ultimi mesi di gravidanza o entro 5 mesi dal parto.
Casi idiopatici
Diagnosi di esclusione quando non vengono identificate cause secondarie e i test genetici non forniscono risultati utili.
Patogenesi della cardiomiopatia dilatativa
Indipendentemente dalla causa, i meccanismi patogenetici sono simili: danno ai cardiomiociti, attivazione dell’infiammazione, rimodellamento miocardico e progressivo deterioramento della funzione contrattile.
Stadi della cardiomiopatia dilatativa:
Danno primario dei cardiomiociti con attivazione dell’infiammazione:
Genetico: alterazioni strutturali del sarcomero, del nucleo, del citoscheletro, ecc.;
Tossico: accumulo di radicali liberi, disfunzione mitocondriale, danno diretto alle membrane dei cardiomiociti;
Virale: infiammazione cronica e fibrosi dovute a miocardite autoimmune.
Alterazioni del metabolismo intracellulare del calcio, del metabolismo energetico e apoptosi dei cardiomiociti.
Rimodellamento miocardico: assottigliamento della parete, dilatazione della cavità (principalmente del ventricolo sinistro, meno spesso di entrambi), sviluppo di fibrosi interstiziale. Come conseguenza della dilatazione dell’anello valvolare e della disfunzione dei muscoli papillari, si sviluppa spesso un’insufficienza delle valvole atrioventricolari.
Disfunzione sistolica progressiva → riduzione della frazione di eiezione.
L’attivazione compensatoria dei sistemi neuro-ormonali (RAAS, simpatico-surrenale), che migliora l’emodinamica a breve termine, può portare nel tempo a insufficienza cardiaca congestizia.
Assottigliamento della parete del ventricolo sinistro e dilatazione della cavità: modello 3DInsufficienza mitralica dovuta alla dilatazione della cavità e dell’anello valvolare del ventricolo sinistro: modello 3D
Manifestazioni Cliniche
I sintomi della cardiomiopatia dilatativa derivano dalla progressiva disfunzione sistolica e dalla stasi sia nella circolazione sistemica che in quella polmonare:
Dispnea da sforzo, che può evolvere in dispnea a riposo;
Affaticamento e ridotta tolleranza all’attività fisica;
Ortopnea e dispnea parossistica notturna;
Gonfiore degli arti inferiori;
Epatomegalia, ascite;
Sincope e vertigini (possibili in presenza di aritmie o ipotensione);
Tachicardia e disturbi del ritmo (in particolare fibrillazione atriale e aritmie ventricolari);
Più raramente, dolore toracico dovuto a ischemia subendocardica.
Diagnosi della cardiomiopatia dilatativa
La diagnosi di CMD si basa sul riscontro di dilatazione del ventricolo sinistro e disfunzione sistolica non spiegabile con ischemia, ipertensione, malformazioni valvolari o patologie congenite. La diagnosi mira a confermare il fenotipo cardiomiopatico, determinarne le cause e valutare la gravità delle alterazioni strutturali cardiache, oltre alla probabilità di sviluppare effetti avversi.
Metodiche strumentali
L’ecocardiografia è la principale metodica di diagnosi primaria:
Aumento del volume telediastolico ventricolare sinistro (>150-180 mL o indicizzato >75 mL/m²);
Frazione di eiezione ridotta (<45%);
Ipocinesia globale senza anomalie regionali;
Spesso: rigurgito mitralico e tricuspidale, ipertensione polmonare, dilatazione del ventricolo destro.
Risonanza magnetica cardiaca con gadolinio (contrasto tardivo con gadolinio):
Permette di definire struttura e caratteristiche tissutali del miocardio: fibrosi, edema, infiltrazione adiposa;
Pattern tipico della CMD: accumulo meso- o subepicardico di gadolinio nella parete laterale o settale;
Indispensabile in caso di sospetta miocardite, sarcoidosi e malattie da accumulo.
Coronarografia TC o angiografia coronarica invasiva:
Viene eseguita per escludere coronaropatia in pazienti di età superiore ai 35 anni o in presenza di fattori di rischio;
È obbligatoria in presenza di dolore toracico tipico, anomalie regionali all’ecocardiografia o accumulo tardivo di gadolinio.
Monitoraggio Holter o ECG ambulatoriale (24-72 ore):
Aritmie ventricolari (EV, TV), FA, tachicardia, pause o blocchi (soprattutto se si sospetta una forma con mutazione LMNA);
Aiuta a scegliere le terapie e a valutare l’uso di un defibrillatore cardioverter impiantabile.
Biopsia miocardica (se indicata):
Se sospetta: miocardite attiva o malattie infiltrative (amiloidosi, sarcoidosi);
Uso limitato, richiede rilevazioni accurate e un’elevata perizia esecutiva.
Metodiche di laboratorio
BNP/NT-proBNP:
È il biomarcatore più sensibile dell’insufficienza cardiaca congestizia. I livelli aumentano in proporzione al grado di sovraccarico di volume e di pressione. Valori elevati indicano scompenso, mentre valori bassi permettono di escludere l’insufficienza cardiaca.
Troponine cardiache specifiche (I o T):
Un aumento moderato è possibile in caso di infiammazione attiva (ad esempio miocardite) o di marcata distensione miocardica. Un aumento significativo e acuto richiede l’esclusione dell’infarto miocardico.
Ormoni tiroidei (TSH, T3 libero e T4):
L’ipotiroidismo può causare disfunzione sistolica, mentre l’ipertiroidismo può causare CMD indotta da tachicardia.
Glucosio ed emoglobina glicata (HbA1c):
Il diabete mellito è associato allo sviluppo di cardiomiopatia diabetica e aggrava anche il decorso dell’insufficienza cardiaca.
Ferritina, ferro sierico, transferrina e saturazione della transferrina:
Consentono di rilevare la carenza di ferro o l’emocromatosi. Quest’ultima può causare una cardiomiopatia secondaria con progressiva disfunzione ventricolare sinistra.
Marker di infiammazione e autoimmunità (anticorpi antinucleari, fattore reumatoide, anticorpi anticardiolipina, ecc.):
Eseguiti quando si sospetta una natura autoimmune o infiammatoria sistemica della malattia: lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, miocardite, ecc.
Enzima di conversione dell’angiotensina, recettore solubile dell’interleuchina-2 e calcio:
Utilizzati in caso di sospetta sarcoidosi cardiaca. Particolarmente rilevanti se associati ad anomalie della conduzione o alterazioni infiltrative non chiare alla risonanza magnetica.
Esami epatici, creatinina, elettroliti:
Eseguiti di routine per determinare le manifestazioni sistemiche dell’insufficienza cardiaca e valutare la tollerabilità della terapia.
Test genetici:
Indicati in caso di storia familiare di cardiomiopatia, morte cardiaca improvvisa, blocchi, grave disfunzione in giovane età o assenza di cause secondarie. Si utilizzano pannelli di geni associati alla CMD (più comunemente TTN, LMNA, BAG3, BAG3, FLNC, SCN5A, ecc.).
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Trattamento della cardiomiopatia dilatativa
Terapia medica
La terapia farmacologicaper la CMD richiede un approccio completo e rigorosamente personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche cliniche e funzionali del paziente.
I principali gruppi di farmaci sono:
ACE-inibitori / ARB / ARNI (sacubitril/valsartan): migliorano la sopravvivenza e riducono i ricoveri ospedalieri;
Beta-bloccanti (bisoprololo, carvedilolo, nebivololo): riducono la mortalità;
Antagonisti dei mineralcorticoidi: indicati quando la frazione di eiezione è <35%;
Inibitori SGLT2 (dapagliflozin, empagliflozin): migliorano la prognosi indipendentemente dalla presenza di diabete;
Diuretici: per i sintomi di ritenzione idrica;
Ivabradina: quando la frequenza cardiaca è >70 bpm in ritmo sinusale e i beta-bloccanti non sono sufficienti;
Anticoagulanti: in presenza di fibrillazione atriale, trombi o frequenza cardiaca elevata.
Terapia chirurgica
Impianto di dispositivi:
ICD (defibrillatore cardioverter impiantabile): indicato in pazienti con frazione di eiezione <35%, in classe NYHA II-III e in presenza di rischio di tachicardia ventricolare;
CRT-P/CRT-D (terapia di resincronizzazione): se il QRS è >130 ms, la frazione di eiezione è <35% e con ritmo sinusale.
Correzione chirurgica del rigurgito mitralico (secondario) nei casi di:
Rigurgito mitralico funzionale di grado II–III;
Frazione di eiezione 30–50%, diametro telediastolico del ventricolo sinistro <70 mm (senza dilatazione significativa del ventricolo sinistro);
Presenza di sintomi di insufficienza cardiaca nonostante la terapia farmacologica;
Tecniche: anuloplastica (riduzione dell’anello fibroso), ricostruzione dei lembi, in alcuni casi, MitraClip (correzione tramite catetere).
Inefficacia della terapia farmacologica e con dispositivi;
Progressivo declino della funzione degli organi bersaglio;
Età generalmente <65 anni e assenza di controindicazioni assolute;
Controindicazioni: tumori maligni (con prognosi sfavorevole in termini di aspettativa di vita), infezioni attive, ipertensione polmonare grave, scarsa aderenza alla terapia.
FAQ
1. È possibile guarire completamente dalla cardiomiopatia dilatativa?
Non completamente, ma con un trattamento adeguato è possibile migliorare in modo significativo la qualità e la durata della vita.
2. Qual è la differenza tra la forma idiopatica e quella genetica di CMD?
La forma idiopatica non ha una causa identificata, mentre quella genetica è dovuta a mutazioni ereditarie.
3. Perché la CMD può svilupparsi anche in persone senza malattie cardiache?
Può essere causata da geni latenti, virus, tossine, disturbi ormonali o sovraccarico.
4. Quanto è mortale la CMD e quali sono le sue principali complicanze?
La cardiomiopatia dilatativa è una malattia potenzialmente letale che progredisce in assenza di trattamento, ma una terapia tempestiva può ridurre significativamente i rischi. Il pericolo deriva dallo sviluppo di tre principali complicanze: insufficienza cardiaca progressiva, che porta a disfunzione multiorgano; aritmie ventricolari maligne, causa di morte cardiaca improvvisa; eventi tromboembolici, che possono provocare un ictus fatale.
5. Quali sintomi devono destare allarme?
Dispnea, edema, affaticamento, palpitazioni e svenimenti.
6. La malattia è ereditaria?
Sì, fino al 50% dei casi presenta una forma familiare. Si raccomanda ai parenti di sottoporsi a ECG ed ecocardiografia.
7. Cosa significa “frazione di eiezione ridotta”?
È un indicatore della funzione di pompaggio del cuore. Nella CMD risulta ridotta a causa dell’indebolimento del muscolo cardiaco.
8. Quando è necessario impiantare un defibrillatore (ICD) nella CMD?
In caso di grave riduzione della frazione di eiezione (<35%) e rischio di aritmie gravi.
9. Si può fare attività fisica con la CMD?
È consentita solo un’attività fisica moderata, concordata con il cardiologo.
10. Si può affrontare una gravidanza con la CMD?
È possibile, ma solo in condizioni stabili e sotto stretto controllo medico: i rischi dipendono dalla gravità della malattia.
11. Quali sono le caratteristiche della cardiomiopatia dilatativa nei bambini?
Nei bambini la CMD è il più delle volte associata a pregressa miocardite o a specifiche sindromi genetiche. Il quadro clinico può essere aspecifico (dispnea, difficoltà di alimentazione) e la prognosi è spesso più grave rispetto agli adulti.
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